Il libro si rivolge a un lettore curioso e appassionato di scoprire quale vita si cela dietro lo schermo, spesso disarmante, della diversità, che finirà per trovare una comune realtà e una umanità non dissimile.
E qui questo mondo si disvela, dall’interno, nella sua realtà, alle prese con i problemi di tutti, con i suoi umori e il suo lessico, senza sottovalutazioni o sopravvalutazioni, da vivere come compagno nel difficile per tutti cammino del purgatorio esistenziale.
La realtà cela misteri, tanto ai piccoli, che ai grandi. Quando i bambini scoprono l’ordigno: “Stavamo lì a guardarlo, quasi come in un’adorazione silenziosa, domandandoci come tanta forza distruttiva potesse essere racchiusa in un oggetto così piccolo e insignificante.”
E il mistero si ripropone nei rapporti fra padre e figlio: “Sentivo che in quell’uomo taciturno che mi stava introducendo nel mondo tenendomi per mano, ci doveva essere qualcosa che non poteva e non voleva dirmi…”
Il libro racconta un anno di una convivenza particolare di un gruppo di giovani non vedenti, quali, essendo amici di lunga data, si sono organizzati alla belle meglio, lontano dai loro luoghi di origine, per seguire gli studi universitari in una non meglio precisata città del nord Italia. Il tema centrale è dunque il modo in cui questa minorazione viene vissuta dai quattro ragazzi, alle prese con le difficoltà e con le strategie per superarle, e soprattutto con la caparbia ricerca di un recupero della dignità, che ritengono orgogliosamente sia loro dovuta, in quanto partecipi della vita e del travaglio della società del loro tempo.
“Ragazzi, sì, siamo come tutti! Non conosciamo la diversità! Voglio vedere chi avrà il coraggio d’immiserire il nostro animo con la pietà! Stasera siamo forti!”
Nell’ambito di questa cornice si muovono i diversi caratteri, ognuno confrontandosi con gli altri componenti del gruppo, con la società esterna, con i problemi che diversamente li attraggono e li coinvolgono, anche sul piano della partecipazione politica o della fede religiosa, ovvero sul piano dei sentimenti, nel rapporto con le ragazze e con le storie d’amore che possono nascere e nascono per alcuni componenti del gruppo. Un ruolo importante è svolto dal passato, dall’infanzia, che continua a invadere il presente con i travestimenti della psiche, che finisce per giocare un tiro fatale ad uno dei giovani.
Osvaldo è il personaggio più tragico, estremista in politica, tormentato dagl’incubi di una infanzia vissuta male a causa di un padre-padrone; Maurizio, al contrario, è il tipo dell’ottimismo cristiano, inquieto per la presenza del mistero nella fede, che va in crisi per la non risposta di Dio nella disperazione dell’amico: “Perché, Signore, ci abbandoni ogni volta che incontriamo l’inferno?”
Gian, innamorato della poesia, laicamente impegnato in politica, potrebbe incontrare l’amore con Rossella, ma sembra rifuggirne per paura di un nuovo fallimento nel campo minato dei sentimenti;
“Vedi, Rossella, come un piacere viene abbandonato all’idea di nuovi piaceri! Ma il dolore ci coglie sempre inaspettato.”
infine, Paolo, sfortunato e strenuo combattente, lasciato dalla compagna e malato di un cancro, riesce a trovar conforto in una strana fede che gli alleggerisce il pensiero della morte.
Per tutto il libro circola un’aria d’ironia e di autoironia che rende piacevole la lettura.
...La camerata era tranquilla. Alcuni dei malati sonnecchiavano, qualcunosi lamentava, ogni tanto, come per abitudine. Di fuori la città giungeva con rumori smagriti, in dissolvenza, come da un passato...
IBISKOS ULIVIERI di Alessandra Ulivieri
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