Pasquale Lanzione Goccia di tempo

Scrive poesie da sempre, e ogni volta ciò che elabora in versi è frutto di ispirazione improvvisa e veloce. Pertanto non ama mettersi con una penna in mano per utilizzare le mie capacità tecniche al fine di inventare situazioni liriche “volute” e d’altra parte non condivide l’atteggiamento di coloro che realizzano testi letterari rispondenti a situazioni contingenti o interpretate in modo razionale. Scrive perché sente il bisogno di farlo e riesce ad essere un “poeta” solo per i brevissimi attimi della creazione artistica. Legge anche molto volentieri le poesie altrui, soprattutto se nate con le stesse caratteristiche e non siano volutamente ermetiche o complesse. Il fatto che scriva avvalora quindi l’ipotesi che la poesia (o meglio il “canto”) sia forse un bisogno indispensabile per l’uomo, quando nasce come momento intuitivo o incontro cosmico spontaneo. Bisogno e momento intuitivo, dunque, sono a suo avviso alla base del canto e della lettura, della visione o dell’ascolto di ogni forma d’arte. Evidentemente, chi si esprime ha “intuìto” qualcosa (consciamente o inconsciamente) e sente il bisogno di esteriorizzarlo. Chi si interessa invece delle creazioni artistiche, forse è preso dal bisogno di capire a sua volta ciò che chi si esprime ha “intuìto”, per averne di conseguenza una personale gratificazione…

IV

Verrò per Pasqua

Verrò per Pasqua,
con un ramoscellodi mirto,
con un ramoscello d’ulivo,
da un filo di seta
legati
sopra un piccolo dono!

Verrò per Pasqua,
per darti il mio anello
d’avorio,
che ho conservato
in una scatola rosa,
fra tante altre
cianfrusaglie
che non servono a niente!